La ricerca sull’intelligenza artificiale è in corso fin dal primo dopoguerra, ma negli ultimi anni ha raggiunto degli obiettivi sempre più ambiziosi e sempre più visibili anche ai non specialisti. Conosciamo tutti i nomi di Google e Apple e sappiamo che la Cina sta investendo miliardi in questo settore, ma qual è la situazione in Italia e quali sono i centri di ricerca nostrani che si occupano di intelligenza artificiale?
Nei pressi delle Dolomiti e a due passi dal lago di Garda c’è Trento, che è stata definita la Silicon Valley italiana da diverse testate giornalistiche. Qui il Dipartimento di Informatica dell’università e il centro di ricerca Fondazione Bruno Kessler sviluppano sofisticati algoritmi di machine learning applicato a diverse situazioni concrete: dalla sanità all’industria alle previsioni meteorologiche. La ricerca in quest’ultimo ambito ha portato a una collaborazione con l’agenzia meteo trentina, per la quale i ricercatori della Fondazione Bruno Kessler stanno sviluppando delle reti neurali in grado di effettuare accurate previsioni nel brevissimo periodo, un problema intrattabile con gli algoritmi classici.
Scendendo nella Pianura Padana, si incontrano le università di Milano. In Bicocca si studiano soprattutto le interazioni tra l’intelligenza artificiale e l’uomo: dalle risorse cognitive dei nativi digitali alle neuroscienze, passando per i delicati temi dell’interazione uomo-macchina nei processi decisionali come le diagnosi mediche. Al Politecnico la ricerca si concentra sui robot autonomi, capaci cioè di rapportarsi con l’ambiente circostante senza bisogno di una guida umana, e sui problemi legati al riconoscimento automatico degli oggetti nelle immagini e nei video. Inoltre, il Politecnico ha un gruppo di ricerca che si occupa dei problemi filosofici ed etici che sono sorti attorno ai temi dell’intelligenza artificiale. Invece in Statale c’è addirittura un corso di laurea interamente dedicato all’intelligenza artificiale.
Stretta tra gli Appennini e il mare, anche a Genova l’intelligenza artificiale viaggia a gonfie vele. Oltre alla ricerca universitaria, di recente è nato Digital Tree, che si proclama un “innovation habitat” per promuovere lo sviluppo di startup e aziende che applicano tecniche avanzate di intelligenza artificiale per rispondere a problemi concreti dell’industria e della medicina. Digital Tree e l’Università di Genova hanno anche collaborato con Microsoft per ospitare la Microsoft AI Academy, un corso di 580 ore che al termine prevede un inserimento full-time in aziende d’avanguardia.
Anche nella capitale viene sfruttata l’intelligenza artificiale, questa volta per salvaguardare il nostro patrimonio culturale: nell’Università di Roma Tre c’è un progetto che prevede di digitalizzare l’intero Archivio Segreto Vaticano, non semplicemente scattando foto alle singole pagine dei documenti, ma utilizzando le reti neurali per imparare a leggere i manoscritti e a trasformarli in testo digitale. Per raggiungere questo ambizioso obiettivo i ricercatori stanno coinvolgendo anche le scuole mediante alcuni progetti di alternanza scuola-lavoro.
All’ombra del Vesuvio, invece, l’intelligenza artificiale si può trovare nelle corsie dell’ospedale, oltre che in università. Infatti presso l’Istituto nazionale tumori ‘Fondazione Pascale’ di Napoli è iniziata una sperimentazione sulla medicina di precisione, sostenuta dal Dipartimento di Ingegneria Ict del Consiglio nazionale delle ricerche.
Dulcis in fundo, lo scorso 4 luglio è stato inaugurato il Laboratorio Nazionale di Intelligenza Artificiale e Sistemi Intelligenti, una realtà che coinvolge docenti e informatici da ogni parte d’Italia. Oltre a occuparsi degli aspetti più tecnici dell’intelligenza artificiale, come il deep learning, i sistemi distribuiti e la linguistica computazionale, il laboratorio coinvolge diversi esperti di etica, chiamati a valutare l’impatto che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale avrà sulla nostra società. Questo nuovo centro raccoglie esperti da 43 centri di ricerca di ogni parte d’Italia: dall’Università di Modena e Reggio Emilia a quella di Siena, passando anche per Torino, Venezia, L’Aquila, Bari, Catania, Palermo e molte altre province dello Stivale. Eccola qui, l’Italia dell’intelligenza artificiale.