L’acquacoltura consiste nella produzione controllata di organismi acquatici da parte dell’uomo, settore in rapida espansione, meglio se bio.
A rassicurare il consumatore sulla provenienza e veridicità del prodotto biologico è stato pubblicato lo scorso 25 ottobre 2013 sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il Regolamento di Esecuzione n. 1030, aggiornamento della normativa per il controllo della produzione biologica a livello europeo, che stabilisce le condizioni relative all’ambiente acquatico e a criteri di allevamento che devono essere rispettati in comunità.
Pesci, crostacei ma anche anguille e caviale arrivano sulle nostre tavole certificati dall’etichetta “Eurofoglia” che osserva i quattro principali aspetti normativi: origine, gestione dell’allevamento, profilassi e alimentazione.
L’acquacoltura secondo la FAO è il settore agroalimentare con il più rapido sviluppo, con un tasso medio di crescita di circa il 9% annuo su scala mondiale. In Europa l’acquacoltura rappresenta circa il 20% della produzione di pesce e dà lavoro a circa 70.000 persone. Nel bacino del Mediterraneo l’Italia è uno dei paesi leader nel settore con un valore economico stimato di 350 mln di Euro.
Tra i siti di produzione si considerano tre tipologie di acquacoltura. L’acquacoltura in vasca di cemento e la maricoltura con gabbie in mare sono sistemi di produzione attivi tutto l’anno con sfruttamento intensivo degli animali. La vallicoltura è un sistema di produzione che differisce dai precedenti. Il pesce viene allevato in maniera estensiva: non è rinchiuso in vasche in cemento o gabbie circoscritte, mangia e si riproduce in spazi chiusi di laguna. La densità massima degli stock rappresenta un indicatore misurabile del benessere degli animali. L’uomo sfrutta la migrazione dei banchi verso il mare per la pesca del prodotto ittico, limitandosi al periodo tra il mese di settembre e dicembre determinando un sistema produttivo di tipo stagionale.
Per il regolamento n. 1030 varato dall’Unione Europea, tutte e tre le tipologie di acquacoltura sono considerate biologiche perchè attestano la tracciabilità del prodotto, a differenza della pesca in mare aperto dove non è possibile risalire all’alimentazione del pescato.
La vallicoltura è considerata la metodologia più affine alle esigenze e caratteristiche del prodotto biologico di massima qualità. La bassa densità di allevamento determina il massimo benessere per l’animale, inoltre in questa tipologia di produzione non si utilizzano pompe e meccanismi per il funzionamento di vasche e strutture artificiali, determinando un minore impatto ambientale e tutelando un alto livello di biodiversità. Quest’ultimo aspetto rappresenta una valida strategia per lo sviluppo sostenibile dell’acquacoltura europea.
La normativa n.1030 approvata il 25 ottobre del 2013 è l’ultima conquista effettuata dall’Unione Europea per legittimare il pesce nel panorama del mercato biologico, modificando la precedente n. 889 del 2008. Il regolamento per l’allevamento del pesce che certifica il metodo conforme agli standard biologici inizia il suo percorso nel 2007, all’interno del quadro generale valido per tutti i prodotti di origine bio, inizialmente delineato dalla normativa n.834. La legge è relativa alla produzione di animali e alghe marine da acquacoltura in osservanza dei quattro principali aspetti normativi: origine degli animali, gestione dell’allevamento, trattamenti veterinari (divieto di indurre la riproduzione utilizzando ormoni artificiali) e alimentazione.
I prodotti di itticoltura biologica devono inoltre presentare al consumatore degli standard informativi ben definiti, evidenziando la nazione di provenienza, la data di confezionamento, gli ingredienti e il codice identificativo dell’ente responsabile dei controlli. Come tutti gli alimenti biologici prodotti negli Stati membri dell’Unione Europea e immessi nel mercato, anche il pesce deve presentare l’etichettatura “Eurofoglia” in conformità alla normativa in vigore dal 1 luglio 2010 che attesta l’origine biologica del prodotto. Accanto al logo europeo continueranno ad apparire altri marchi privati, regionali o nazionali, mentre il logo europeo sarà opzionale per i prodotti biologici non confezionati o importati. L’Eurofoglia renderà il prodotto ittico facilmente riconoscibile anche dal consumatore meno esperto del mondo biologico.
Dacian Cioloş, commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, ha dichiarato in proposito: “Ci auguriamo che il nuovo logo europeo diventi un simbolo largamente conosciuto per la produzione di alimenti biologici in tutta l’UE, per garantire ai consumatori che questi sono prodotti nel pieno rispetto delle rigorose norme europee in materia di agricoltura biologica. Spero che questi cambiamenti diano impulso al settore biologico e nel contempo rafforzino la tutela dei consumatori”.
L’acquacoltura biologica sta crescendo nel mercato come alternativa economica e nutrizionale globale rispetto ad altre tipologie di allevamento zootecnico. Quest’interessante prospettiva incontra la domanda di consumatori esigenti e di cucine internazionali orientati verso una richiesta sempre maggiore di qualità del prodotto, tutela dell’ambiente e salute per l’uomo.