Sommersi dal debito

La vita politica italiana è sempre più attraversata da discussioni relative a tematiche economiche, una tendenza ormai in atto dall’inizio della crisi e, a quanto sembra, destinata mantenersi anche nel corso del 2012. Tra queste tematiche il debito pubblico ha certamente assunto una peculiare rilevanza nell’agenda politica e nei principali media. Una questione, quella del debito, posta al centro dell’ultimo lavoro di Alessandro Volpi, Sommersi dal debito. Come salvare i conti pubblici con un fisco più equo e una nuova cultura finanziaria e politica.

I trend del debito

Alessandro Volpi, docente di Storia contemporanea e di Geografia politica economica presso l’Università di Pisa e dal 2008 membro della giunta del Comune di Massa, non si limita a condurre un’analisi critica del problema del debito, ma suggerisce un corpo di misure in grado di riportarlo a un livello sostenibile. Storicamente il debito pubblico italiano inizia ad assumere livelli preoccupanti soprattutto negli anni ’80, periodo in cui si assiste all’esplosione della spesa pubblica. La crescita del debito, in parte contrastata dai vincoli imposti a livello europeo, si è mantenuta costante fino a oggi, raggiungendo il suo picco nel giugno del 2011 (1901 miliardi di euro, ovvero il 122% del PIL italiano del 2010, secondo la Banca D’Italia). Il debito, nonostante le sue origini e il suo carattere strutturale, ha inoltre subito l’influenza della crisi scoppiata nel 2007. Una crisi esplosa essenzialmente per un eccesso di indebitamento privato, ma che ha finito per essere “pubblicizzata”, trasformando il debito privato in ulteriore debito pubblico.

La manovra dell’estate 2011

All’interno di questo scenario si colloca l’analisi di Volpi, che giustamente risente del periodo in cui è stata condotta. L’autore non si limita infatti a individuare soggetti, trend e conseguenze vincolati al debito pubblico, prendendo invece in esame anche la manovra attuata dal governo italiano nell’estate del 2011. Una manovra profondamente criticata per l’eccessivo ricorso allo strumento dei tagli e alla sostanziale mancanza della leva fiscale. Un aspetto quest’ultimo che, al contrario, gioca un ruolo fondamentale tra le proposte avanzate da Volpi.

Verso una riforma del fisco

L’autore del saggio rivendica l’urgenza non solo di smontare la finanziarizzazione dell’economia, di contrastare l’economia sommersa e l’evasione fiscale, ma di realizzare al più presto una riforma del fisco. Una riforma che, poiché verrebbe a incidere sulla definizione dello stato sociale, ha nella giustizia il suo concetto chiave, dovendo quindi prestare attenzione alle fasce più deboli della popolazione e includere criteri di progressività fiscale. Secondo questa prospettiva l’uscita dal declino economico non può essere affidata al solo controllo della spesa pubblica, ma deve piuttosto considerare l’implementazione di uno strumento come quello della patrimoniale, nel tentativo di arginare le ricadute sociali della crisi.
Le conseguenze negative del debito pubblico appaiono difficilmente negabili, richiamano l’importanza di risanarlo, una necessità argomentata con semplicità e chiarezza in “Sommersi dal debito”.

Titolo: Sommersi dal debito. Come salvare i conti pubblici con un fisco più equo e una nuova cultura finanziaria e politica.

Autore: Alessandro Volpi

Editore: Altreconomia

Prezzo: 13 euro

Pagine: 120


 

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