Nel 2020 la citizen science è esplosa. La pandemia ha impedito di svolgere le ricerche sul campo, spingendo gli scienziati a realizzare progetti in cui usufruivano dei cittadini per la raccolta o l’analisi dei dati. È stato un successo anche per progetti già esistenti, poiché molte persone in lockdown vi hanno preso parte approfittando di non poter uscire di casa. Sono molti, infatti, i progetti di scienza partecipata che si possono realizzare tramite computer, tablet o telefono.
La salute è uno dei temi scientifici che più sta a cuore alle persone. Infatti, nell’ultimo anno sono fioriti molti progetti utili per combattere la COVID-19 e altre malattie. Ad esempio, un questionario ha portato spunti ai ricercatori sugli aspetti della pandemia da indagare e le app Covid symptom tracker e Covid-19 citizen science consentono agli scienziati di raccogliere informazioni sui sintomi e i parametri vitali relativi alla malattia.
Anche FoldIt aiuta i ricercatori nella battaglia contro SARS-CoV-2. Si tratta di un videogioco, in cui l’utente risolve dei puzzle, mettendo insieme aminoacidi (piccole molecole che compongono le proteine). Questo aiuta il programma a individuare proteine che potrebbero essere utili per curare malattie la COVID-19 e altre, come l’infezione da HIV, alcune forme di cancro e il morbo di Alzheimer.
Altri giochi che aiutano la ricerca sono, ad esempio, Genigma, Neureka e Malaria Spot. In Genigma, come in FoldIt, la persona risolve dei puzzle per aiutare il programma a capire meglio le malattie. In questo caso, il giocatore ricompone i geni alla scoperta del cancro. Neureka, invece, consiste in sfide e giochi di vario tipo e consente anche di condividere i propri pensieri e impressioni. Il suo uso aiuta i ricercatori a conoscere meglio i disordini mentali e i modi in cui è possibile individuarli. Malaria Spot è rivolto a ragazzi tra i 10 e i 16 anni, che devono individuare i parassiti che provocano la malaria in foto di reali campioni di sangue. In questo modo aiutano la diagnosi della malattia.
Ma ci sono tanti altri modi in cui i cittadini possono contribuire alla ricerca sulla salute. Ad esempio, nel progetto Sleep: One Third Of Life, gli studenti di scuole medie e superiori possono aiutare a capire la relazione tra sonno e funzionalità cognitive da svegli tenendo un “diario del sonno”. Poi, alcuni scienziati hanno proposto Careables, una piattaforma dove tutti possono condividere liberamente proposte per prodotti sanitari. In altri casi è sufficiente compilare dei questionari. È il caso di CoKoNet, progetto che mira a studiare l’impatto delle restrizioni dovute alla pandemia sulle interazioni sociali.
Ancora meno impegnativo è Folding@home: è sufficiente installare un programma sul proprio computer. Poi, il software lavora da solo nell’analisi di dati. Così, solo mettendo a disposizione il proprio terminale i cittadini possono aiutare a trovare cure per COVID-19, morbo di Parkinson, malattia di Alzheimer, sclerosi laterale amiotrofica, cancro e molti altri disturbi.
Questi sono solo alcuni dei progetti di citizen science ai quali è possibile contribuire da casa. Vi sono poi dispositivi indossabili, sensori e altre iniziative di salute digitale che possono aiutare la ricerca sanitaria. Inoltre, talvolta sono i ricercatori a coinvolgere attivamente i pazienti alla scoperta delle malattie e delle loro implicazioni. Un esempio è quello dell’iniziativa PROMS, guidata da Paola Zaratin (che ne parlerà al convegno del MaCSIS 2021), in cui le persone con sclerosi multipla partecipano alla ricerca sulla malattia.
Queste iniziative che coinvolgono attivamente i cittadini nella ricerca arricchiscono e gratificano i partecipanti e portano alla crescita della conoscenza. Nonostante i suo limiti, la citizen science rappresenta una risorsa che sta vedendo un’importante crescita, da sfruttare al meglio.
Fonti:
Il Post, 2021. È stato un grande anno per la scienza partecipata.
Wonder Why, 2021. La pandemia ha favorito la citizen science?