L’uomo bicentenario (Bicentennial Man) è un film del 1999 diretto da Chris Columbus, basato sull’omonimo racconto di Isaac Asimov e sul romanzo Robot NDR 113, scritto a quattro mani da Robert Silverberg e Isaac Asimov.
Le tematiche trattate nel film sono di stringente attualità, infatti prendono spunto dalla progressiva e continua meccanizzazione della società. Negli ultimi anni, i computer e l’automazione si sono trasformate da semplice supporto a sostanziale pilastro della nostra quotidianità e continuano a trasformarsi e a evolversi verso qualcosa di sempre più autonomo.
La contemporanea rivoluzione tecnologica, infatti, sta trasformando la nostra vita e il nostro vivere. Se l’immagine del “robot per amico” sembra pura fantascienza, basta soffermarsi su un fenomeno molto più attuale e concreto: l’utilizzo del web, un’invenzione di pochi decenni fa che ha già rivoluzionato il mondo.
È un film di fantascienza che stupisce non tanto per gli effetti speciali (come succede per molti altri film che appartengono allo stesso genere) quanto per l’importanza che viene data ai sentimenti durante tutta la durata del film.
L’opera, infatti, non è classificata solamente come fantascienza ma anche come commedia e come dramma.
Il film coglie alla perfezione il modo in cui l’essere umano reagisce a una nuova tecnologia e descrive i due tipi di approcci: entusiasmo e timore.
Il timore in quanto una nuova tecnologia è quasi come un salto nel vuoto, la paura della novità è sempre presente nella razza umana. Poi, c’è il timore di non essere all’altezza della macchina (nel caso di un’intelligenza artificiale), della diffidenza nei confronti di quest’ultima.
L’entusiasmo, invece, è la voglia di scoprire e di conoscere ciò che è nuovo, di esplorare nuovi confini e di allargare la propria conoscenza e le proprie esperienze anche appoggiandosi a un’intelligenza artificiale e a una nuova tecnologia.
Da qui si denotano le contraddizioni dell’essere umano, le emozioni contrastanti e, come citato nel film, il bisogno di fare anche qualcosa di sbagliato.
Tutta la trama, inoltre, ruota attorno all’importanza di valori come la libertà, l’educazione, la lealtà e l’amore.
C’è poi un richiamo al transumanesimo, movimento culturale che sostiene l’uso delle scoperte scientifiche e tecnologiche per aumentare le capacità fisiche e cognitive e migliorare quegli aspetti “negativi” della condizione umana, come la malattia e l’invecchiamento.
I transumanisti di norma sono a favore dell’utilizzo delle tecnologie emergenti, incluse molte attualmente ritenute controverse, come l’ingegneria genetica sull’uomo, la crionica e gli usi avanzati dei computer e delle comunicazioni.
Il film è chiaramente in chiave antropocentrica: tutta la trama ruota attorno all’uomo, il robot che vuole diventare uomo, l’uomo che ha timore di un’intelligenza superiore, l’uomo che accetta un robot nella società. A differenza di altri film di fantascienza, in cui l’uomo si sente piccolo comparato all’immensità dell’universo e in cui compaiono forme di vita extraterrestri, ne “L’uomo bicentenario” al centro di tutto c’è comunque l’essere umano.
Andrew, il protagonista robot del film, vuole a tutti costi essere considerato un uomo, per lui essere uomo significa essere completo, poter provare ed esprimere emozioni e poter essere accettato come individuo. Il desiderio di “umanizzazione” si acuisce nel momento in cui scopre di essere innamorato di Portia, la nipote di Piccola Miss, alla quale Andrew era molto legato, e figlia dell’uomo che l’aveva acquistato, il Signor Martin.
È proprio grazie allo stimolo della Piccola Miss, infatti, che Andrew esprime al Signor Martin, la volontà di divenire un robot legalmente libero, pur continuando a servire la famiglia.
Dopo un rifiuto iniziale, il Signor Martin accetta. Andrew avrà così un posto tutto suo dove vivere, nei pressi della villa della famiglia. Ma con gli anni, egli desidera essere sempre più simile all’essere umano, facendosi modificare il volto in maniera tale da poter mostrare le sue emozioni con il linguaggio facciale e iniziando ad indossare vestiti.
Vede la sua famiglia crescere, la PiccolaMiss sposarsi, avere dei figli, invecchiare e morire, mentre per lui il tempo è come se non esistesse, è qualcosa di infinito.
Decide così di trasformare ancora il proprio corpo: durante un lungo viaggio, conosce Rupert Burns, ingegnere robotico, che muta il suo aspetto, rendendolo un androide in tutto e per tutto simile ad un umano. Una volta assunte le sembianze di un essere umano e una volta fattosi impiantare organi artificiali con lo stesso funzionamento di quelli umani, Andrew è pronto per essere riconosciuto come umano e per poter intraprendere una relazione con Portia e poterla sposare.
Il governo americano rifiuta inizialmente la richiesta di Andrew di far parte del genere umano. Le motivazioni sono molteplici e si rifanno a quanto già detto: più il robot dimostra sentimenti vicini e similari all’uomo, più questo ne ha paura e lo teme, sia per complesso d’inferiorità, sia per la paura di qualcosa che non si conosce. Ma quando è ormai palese che Andrew non ha solo l’aspetto di un essere umano ma lo è diventato in quasi tutte le sue forme il Governo decide di accettare la sua richiesta. Ma per ironia della sorte Andrew non fa in tempo ad ascoltare la sentenza e si spegne accanto al suo grande amore.
“Come robot avrei potuto vivere per sempre, ma dico a tutti voi oggi, che preferisco morire come
uomo, che vivere per tutta l’eternità come macchina.”