La razza umana è una sola

Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità il 40% delle donne cinesi, il 61% delle indiane e il 77% delle nigeriane usano regolarmente creme per schiarire la pelle. Il valore complessivo del mercato degli sbiancanti si attesta intorno ai 5 miliardi di euro e si prevede che la cifra raddoppierà nei prossimi 10 anni. Le formulazioni sono varie: creme, scrub, pillole e iniezioni, più o meno realisticamente efficaci. In commercio ne esistono oltre 2000. Alcune sono create e commercializzate da multinazionali. Altre sono illegali e a volte contengono sostanze pericolose, vietate dalle norme di sicurezza per farmaci e cosmetici, come per esempio il mercurio.

Legendary face whitening kit”, recita una pubblicità di Fraink White, youtuber afroamericano di Las Vegas di 28 anni. Fraink utilizza e vende una propria linea di prodotti per schiarire la pelle e cita la razza per spiegare la propria ossessione. «Non voglio cambiare razza, voglio solo essere una versione migliore di me stesso» spiega in un’intervista. Il peso dell’aspetto esteriore sulla vita sociale è ancora così forte da creare disagio in chi viene riconosciuto, o si riconosce, come appartenente a una razza piuttosto che a un’altra. In particolare il colore scuro della pelle è vissuto molto male da moltissime persone, come confermano proprio i documenti dell’OMS.

Ma nel 2018 ha senso provare un simile disagio sentendosi parte di una razza che non piace, a noi o ad altri, spesso proprio a causa del colore della pelle o di caratteristiche puramente esteriori? Che cos’è la razza?

Se cerchiamo la definizione sulla dodicesima edizione del vocabolario della lingua italiana Zingarelli, edita nel 2001, al termine “razza”, in riferimento al genere umano, leggiamo: “tradizionale suddivisione della specie umana in base a caratteri morfologici quali il colore della pelle, la forma degli occhi o del cranio, la statura media (razza bianca, nera, gialla)”. Questa classificazione basata su caratteristiche puramente morfologiche risale a un’epoca in cui non erano conosciuti dettagli sul DNA e sul genoma umano.

Oggi la scienza genetica ha dimostrato che parlare di razze umane non ha alcun senso. La comunità scientifica mondiale è pressoché unanime al proposito. Infatti, se si vanno a confrontare da un punto di vista statistico le differenze tra i due estremi di un singolo carattere in un gruppo di individui che da un punto di vista esteriore sembrerebbero appartenere alla stessa razza, si trova una variabilità superiore a quella riscontrata tra i punti della media degli individui appartenenti a razze diverse, intese sempre come gruppi etnici di provenienza. Un’altra osservazione deriva dal fatto che se si va in cerca di uno specifico tratto genetico, per esempio per curare una malattia, lo si potrà ritrovare in individui di provenienze geografiche anche molto distanti e diverse tra loro. Non è stata rilevata alcuna componente genetica fondamentale che permetta di definire “razza” un particolare gruppo umano. Da un punto di vista genetico le razze umane non esistono. Paradossalmente la scienza della genetica nacque proprio dallo studio della diseguaglianza razziale e a fondarla fu un razzista, Francis Galton, che cercava conferme mai trovate alle sue teorie di superiorità di una razza rispetto a un’altra.

Gli attributi fisici fondamentali che si possono certamente osservare e che in molti ancora percepiscono come peculiari della razza sono solo esteriori, molto recenti da un punto di vista evolutivo, e legati ad adattamenti progressivi all’ambiente in cui il gruppo e i singoli individui si sono trovati a vivere. Ne sono responsabili una manciata di geni in mezzo alle migliaia che compongono l’intero genoma. Il Progetto Genoma Umano ha provocato un enorme balzo in avanti nel settore, uno spostamento tellurico. Oggi la genomica si avvale della straordinaria potenza di calcolo degli strumenti informatici e consente di indagare, scansionare e confrontare centinaia e migliaia di geni in altrettanti individui. Si sta dunque scavando a fondo nel mistero della nostra evoluzione. È emerso che si possono rilevare dissimilarità genetiche importanti tra individui all’apparenza della stessa razza, così come persone di provenienza molto diversa possono avere genomi simili. Un concetto su cui meditare.

A questo proposito sta riscuotendo grande successo nel mondo un’indagine genetica eseguibile per posta a costo ormai estremamente contenuto, meno di 100 euro. Si acquista sul web un kit apposito e tramite l’invio di un campione di saliva a un laboratorio specializzato si riceve a casa la mappa genetica delle aree geografiche di provenienza dei propri antenati.

“Lasciati stupire. Scopri le tue origini etniche e trova nuovi parenti con il nostro semplice test del DNA”. Così recita una pubblicità su un sito italiano. “Il tuo DNA rivela il tuo specifico retaggio, i gruppi etnici e le regioni geografiche da cui origini”. In rete si possono vedere i filmati delle reazioni strabiliate di alcuni partecipanti di appartenenza etnica peculiare che scoprono da dove provengono da un punto di vista strettamente genetico. Africani dalla pelle nerissima ricevono con sorpresa la notizia di avere antenati irlandesi o caucasici; biondi quasi albini risalgono alle loro origini africane tramite il DNA. «Abbiamo fatto sesso con Neanderthal». Così il genetista Carlo Alberto Redi riassume con una battuta d’impatto il concetto di base: la razza umana è una sola.

 

Fonti:

http://www.who.int/ipcs/assessment/public_health/mercury_flyer.pdf

https://web.ornl.gov/sci/techresources/Human_Genome/index.shtml

https://www.genome.gov/10001772/all-about-the–human-genome-project-hgp/

Video di lancio giornata tematica MaCSIS maggio 2018

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