Farmaci illegali, più redditizi degli stupefacenti

È notizia di solo qualche giorno fa, quando le pagine dei principali quotidiani cartacei e on-line si rincorrevano per dare la sconcertante notizia e titolavano così: “Traffico di farmaci antitumorali, diciassette arresti in diverse regioni” (Corriere.it), “Rubavano farmaci antitumorali negli ospedali, 18 arresti” (LaStampa.it)“Furti in tredici ospedali italiani, sgominata la banda dei farmaci antitumorali” (Repubblica.it). Notizia all’apparenza nuova, ma che di fatto ogni anno tocca regolarmente l’interesse dei media. Il mercato dei farmaci illegali c’è da sempre, solo che se ne parla quando diventa un fatto di cronaca puntellato da arresti, scandali o vittime, circostanze queste che portano a focalizzare la notizia non più sul traffico in sé, ma sulle conseguenze annesse.

Basta sfogliare un vecchio giornale oppure cercare in rete per incappare in notizie analoghe. Ne sono esempi Repubblica.it che il 2 aprile 2015 pubblicava: “Traffico internazionale di medicinali rubati: 19 arresti, danno da 30 milioni per ospedali e case farmaceutiche” oppure il Giornale.it che il 30 ottobre 2014 intitolava “Traffico di farmaci. Un business che tira più della cocaina”. Situazioni diverse con un solo comune denominatore: i farmaci.

Secondo i dati dei Nas il mercato nero dei medicinali genera più profitti degli stupefacenti grazie anche al commercio in rete: ad esempio un euro in cocaina, secondo i conti dei Nas, ne rende 16, mentre investire 60 euro in medicinali porta un profitto di almeno 150 mila euro. Un mercato che si alimenta della disperazione e necessità di pazienti che non riescono ad accedere alle cure, e che moltiplica il profitto delle associazioni a delinquere. Spesso però i farmaci venduti nel mercato nero non sono conservati correttamente oppure sono contraffatti o sono utilizzati senza aver avuto nessuna indicazione medica.

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Classificazione dei farmaci contraffatti in seguito a indagini delle forze dell’ordine (Nas, Guardia di Finanza, Polizia postale)

L’acquisto on line ha semplificato la reperibilità delle sostanze: basta entrare nei forum giusti e il gioco è fatto, così riporta la testata on line Quotidiano.net nel suo articolo “Farmaci, lo sballo è on line. Ecco come li abbiamo comprati” pubblicato il maggio scorso. Secondo i Nas l’interesse è rivolto soprattutto ai farmaci più costosi andando da quelli antitumorali (i più redditizi) a quelli contro l’impotenza come il Viagra, dai prodotti con presunta azione dimagrante agli anabolizzanti, fino ad arrivare ad ansiolitici e antidepressivi. Questi medicinali acquistabili a prezzi molto più bassi, a volte irrisori, rispetto al normale prezzo di vendita, in genere arrivano dall’Europa dell’Est o dal Medio Oriente e non rispettano i requisiti minimi in termini di  qualità e sicurezza e se contraffatti possono  risultare inefficaci o essere molto pericolosi. La presenza di impurezze o di diversi principi attivi sono la principale causa di tossicità o inefficacia del medicinale. La crescita costante ed esponenziale dell’acquisto in rete rappresenta quindi un grave pericolo per la salute dei consumatori con esito anche mortale. L’utilizzo “fai da te” dei farmaci senza una regolare prescrizione medica è riconducibile all’aumento di patologie cardiache e infarti. Questo traffico illegale milionario costa la vita di circa 200mila persone l’anno, anche se secondo alcuni calcoli si arriva fino a un milione di morti.

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Quattro semplici punti per sapere se un sito è affidabile

Un’indagine su mille internauti condotta dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma, ha evidenziato che un italiano su quattro è favorevole ad acquistare un farmaco su Internet (compresi antitumorali e antivirali come quelli per l’epatite C per intenderci) nonostante il fenomeno della contraffazione sia in evidente crescita  e che la percezione del rischio è ridotta al minimo, se non assente. Dati su cui «occorre riflettere», commenta Domenico Di Giorgio, direttore dell’ufficio qualità dei prodotti e contraffazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco in una recente intervista: «soprattutto se consideriamo che soltanto lo 0,6 per cento dell’offerta di farmaci sul web risulta legale».

L’Agenzia Italiana del Farmaco ha risposta a questa preoccupante tendenza aumentando i controlli e l’attività di sorveglianza e appoggiando il progetto europeo Fakeshare per lanciare una campagna internazionale volta a sensibilizzare e informare i cittadini sull’acquisto on line (e non solo) consapevole e sicuro delle specie farmaceutiche.

L’Italia ha un sistema di controllo della rete di distribuzione dei farmaci all’avanguardia a livello mondiale e se non si vuole incappare in farmaci contraffatti e potenzialmente dannosi per la salute è importante acquistare solo in negozi autorizzati abilitati a vendere soltanto i medicinali da automedicazione. I falsi presenti nelle farmacie on line illegali hanno in genere confezioni con loghi imperfetti e non riportano informazioni obbligatorie come la data di scadenza e indicazioni di produzione. Inoltre, spesso si è ingannati da prodotti erroneamente considerati innocui come integratori vitaminici o prodotti contenenti erbe (i cosiddetti naturali) per i quali la normativa non prevede gli stessi controlli previsti sui farmaci: l’impossibilità dell’acquirente di verificare l’innocuità e la composizione di queste formulazioni aumenta notevolmente i rischi per la salute.

La Food and Drug Administration – l’ente regolatore statunitense – nel 2011 era stata la prima a mettere in guardia contro il rischio legato all’acquisto di farmaci attraverso la rete. Grazie all’Operazione “Pangea” che ha coinvolto forze dell’ordine, Agenzia delle Dogane, Ministero della Salute, AIFA, Istituto superiore di sanità e Criminalpol, sono stati chiusi quasi 5000 siti. La provenienza illecita coinvolge in particolare importatori asiatici difficili da rintracciare soprattutto sul web e bande di criminalità comune che rubano i farmaci alle strutture sanitarie per alimentare il mercato nero.

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