Il cervello umano è plastico per un lungo arco di vita grazie a stimolazioni collettive, familiari e individuali. Il linguaggio è parte fondamentale di tali stimolazioni: il cervello è in grado di elaborare pensieri attraverso il linguaggio acquisito. Questo si sviluppa con il dialogo, attraverso l’ascolto, la parola e la turnazione, e con l’istruzione da lettere, parole, frasi e testi. Più ricco è il vocabolario di una persona, più questa è in grado di formulare pensieri complessi.
Il linguaggio non è solo importante per poter acquisire e formulare nozioni, ma anche per comunicare e relazionarsi con il mondo fatto di altre persone e di altri codici. Un cervello plastico garantisce tali opportunità di arricchimento e apertura, però espone a maggiori responsabilità e consapevolezze.
Al contrario, un vocabolario limitato, sintassi e grammatica semplificate, producono un linguaggio stereotipato e, quindi, un impoverimento cerebrale e cognitivo che, quindi, limita l’uomo in varie funzionalità.
Molti studiosi si sono occupati di definire il bilinguismo (soprattutto quello precoce) e di identificarne i vantaggi cognitivi, per dimostrare quanto un vocabolario ricco possa garantire maggiori capacità di elaborare pensieri. In un bilingue precoce si sviluppa, infatti, una maggiore capacità astrattiva: “La maggiore stimolazione del pensiero astratto data dal bilinguismo esercita la mente dei bambini più di quanto farebbe una sola lingua. Come per ogni parola ci sono due o più versioni, si impara che c’è sempre un’alternativa e questo è il primo pensiero da cui parte la creatività” [Jean Piaget]. Un bilingue precoce ha due etichette per lo stesso oggetto. Un monolingue, invece, identifica con la parola l’oggetto: “acqua” è la parola, ma anche la sostanza. Usare più parole per lo stesso oggetto consente di astrarlo: “acqua” e “water” sono convenzioni per definire il concetto della sostanza che beviamo.
La capacità di apprendere più lingue è innata nell’essere umano: “I bambini imparano qualsiasi lingua senza sforzo, esattamente come imparano a camminare” [Antonella Sorace]. La mono-lingua, dunque, potrebbe essere una limitazione dovuta al percorso di apprendimento individuale.
Un altro aspetto che caratterizza chi parla più lingue è la pluralità di identità: essere Italiano e Tedesco, o Italiano e Inglese. Chi parla più lingue ha più probabilità di disattivare razzismi inconsapevoli: “per me è arabo” (o in inglese “it’s greek to me”). Il bilinguismo in tal senso diventa un antidoto al razzismo, e modula le identità nazionali.
Ragionando per antitesi, un linguaggio ridotto non solo limita le capacità cognitive dell’uomo, ma ha anche effetti negativi sulla sua componente sociale e relazionale.