L’energy mix in Italia: a che punto siamo?

L’autonomia energetica italiana, così come la riduzione delle emissioni di CO2, non è subordinata solo alle importazioni di gas e petrolio, ma dipende anche da un cambiamento radicale nella scelta delle sorgenti di energia primaria.

La transizione energetica impone a tutti i paesi europei l’ambizioso obiettivo di azzerare l’utilizzo di fonti fossili entro il 2050 e di ridurre le emissioni climalteranti del 55% entro il 2030. Otto anni sono niente, a pensarci bene, per riconvertire l’apparato di fonti fossili da cui ricaviamo circa l’80% dell’energia primaria. Questo sforzo, rallentato dalla burocrazia e dall’emergenza gas dettata dalla guerra in corso, implica una programmazione serrata, l’incremento della controparte rinnovabile e un miglioramento nell’efficienza energetica. Già a partire dal 2000, le energie rinnovabili quali solare, eolico e idroelettrico (oltre ai biocombustibili) hanno iniziato a farsi spazio nel mercato dei combustibili. Se teniamo in considerazione il periodo pre-pandemico, circa l’80,1% dell’energia è stata ricavata da petrolio e da gas, mentre solo il 15% da fonti rinnovabili. L’Italia non è però un caso particolare. Infatti, a livello globale, nel 2019, il 15,7% dell’energia primaria era costituita da risorse low-carbon (nucleare e rinnovabili). Non soltanto la maggior parte della nostra energia – l’84% – proviene da combustibili fossili, ma continuiamo a bruciarne di più: la produzione totale è aumentata da 116.214 a 136.761 TWh negli ultimi 10 anni [1].

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Fonti di energia primaria sfruttate dall’Italia nel 2019 [2]

Nel periodo 2007-2013 è stato istituito il Programma Operativo Interregionale Energie rinnovabili e risparmio energetico (POI Energia) finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) che ha portato, oltre ai numerosi investimenti in ottica green per comuni, industrie e università, a 105 megawatt di capacità addizionale installata per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Tuttavia, con il PNRR e i progetti degli operatori privati, l’intento è installare una potenza di circa 70 Gigawatt di energia rinnovabile entro il 2030 riducendo il prima possibile la dipendenza dal carbone, dal petrolio, e, soprattutto, dal gas, che ancora oggi ci vede consumatori di circa 80 miliardi di metri cubi all’anno. L’abbandono in particolare del gas non potrà che essere progressivo. Ma certo deve iniziare. Secondo il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030 (PNIEC) del 2019, peraltro non ancora aggiornato ai nuovi obiettivi di riduzione del 55% al 2030, è necessario impostare una transizione rapida che tenga conto del giusto energy mix fra le fonti. “L’obiettivo principale è di garantire un sistema complessivamente più sicuro, flessibile e resiliente” si legge nel documento, “in grado di fronteggiare un contesto di mercato tendenzialmente più incerto e volatile, e di supportare il forte sviluppo delle fonti rinnovabili non programmabili, garantendo la copertura della domanda di energia soprattutto in relazione ai picchi di domanda coincidenti con bassi livelli di produzione delle fonti rinnovabili. Questi obiettivi possono essere raggiunti tramite l’incremento della diversificazione delle fonti di approvvigionamento, attraverso l’ottimizzazione dell’uso delle infrastrutture esistenti e lo sviluppo del mercato del GNL e l’incremento in rete di quote crescenti dei gas rinnovabili (biometano, metano sintetico e idrogeno)” [3]. Il gas naturale liquefatto è tornato alla ribalta a causa dell’interruzione quasi totale della fornitura russa, che ha costretto il governo italiano a rivolgersi ad altri paesi e ad aumentare la quota del già caro GNL, potenziando anche il numero di rigassificatori presenti sul territorio, come quelli di Livorno e Piombino, che vedono peraltro forti opposizioni locali.

La partita della transizione energetica è quindi, particolarmente in Italia, ancora da giocare, per vari motivi. L’attuale sfruttamento delle fonti di energia rinnovabile non è ancora in linea con gli obiettivi al 2030 e, di conseguenza, con quelli di zero netto al 2050. Soprattutto, rispetto al 2019 c’è stata una diminuzione della quota di energia ricavata da fonti rinnovabili che è scesa al 17,1% nel 2020 e al 15,9% nel 2021. Sebbene l’attuale guerra russo-ucraina stia spingendo l’Italia a incrementare gli investimenti sulle rinnovabili, che potrebbero rendere il nostro Paese finanche indipendente dalle importazioni, la strada è ancora lunga. L’obiettivo imminente è il raggiungimento del 32% di energia da sorgenti rinnovabili entro il 2030. 

Inoltre, si registra in Italia un rinnovato interesse per il nucleare, anche da parte del ministro Roberto Cingolani e di alcune forze politiche (da Calenda al centro-destra) mentre viene avversato dagli altri schieramenti. La composizione da dare al mix energetico italiano è quindi ancora da mettere a punto, anche se il ricorso al nucleare – nel caso si ribalti l’attuale orientamento contrario dettato dai due referendum che si sono svolti nei decenni passati – non potrebbe avere alcun ruolo fino al 2030-2040 per i lunghi tempi di realizzazione di questi impianti. 

La Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra risale al passato governo Conte II (2021) e non è mai stata depositata nei database delle Nazioni Unite come richiesto. Tuttavia, già in questo documento viene sottolineata l’attuale necessità di “una forte espansione delle Fonti Energetiche Rinnovabili non programmabili, in particolare eolico e fotovoltaico, che, alla luce di quanto oggi prevedibile, offrono il potenziale tecnico più rilevante;  significativo dovrebbe essere anche l’apporto delle bioenergie, in particolare con il massimo sviluppo del biogas e del relativo upgrade in biometano, che può essere utilizzato negli usi finali termici ma anche nel settore di generazione” [4].

La corsa contro il tempo per arrestare il riscaldamento globale entro i 2 gradi centigradi (o addirittura entro 1,5°C), in altre parole, ha per ora l’andamento incerto della lumaca, più che quello scattante del ghepardo.

Fonti:
[1] Energy mix – Our World in Data
[2] Italy: Energy Country Profile – Our World in Data
[3] PNIEC_finale_17012020.pdf (mise.gov.it)
[4] LTS_Gennaio 2021 (mite.gov.it)
POI – Energie Rinnovabili e Risparmio Energetico | Ministero della Transizione Ecologica (mite.gov.it)



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