Nella relazione tra le persone, si schiude il senso della scienza. Da soli è dogma, insieme è ricerca. Per questo la dimensione della “cittadinanza” è dove meglio si esercita il pensiero.
Qui un confronto tra “grandi”: il ricordo del fisico Giulio Casati il giorno della notizia della scomparsa di Giulio Giorello, filosofo, matematico, accademico ed epistemologo italiano. Era il 15 giugno 2020.
Pochi giorni prima si erano parlati, Giulio Giorello e Giulio Casati, il filosofo e il fisico. Progettavano per l’estate incontri e idee per il futuro prossimo. L’improvvisa scomparsa di Giulio Giorello quel lunedì pomeriggio d’estate dell’anno più buio della pandemia lascia nel professore comasco Giulio Casati «la sensazione di aver perso un pezzo importante della mia vita».
Per la città di Como il filosofo della scienza Giorello, professore alla Statale di Milano, si era speso come presidente del Consiglio scientifico della Fondazione Volta nata per diffondere la tradizione scientifica di Como e la conoscenza del suo cittadino illustre Alessandro Volta.
Sui temi della partecipazione dei cittadini ai temi della scienza, sulle orme dei giganti del passato, Giulio Giorello aveva collaborato con il professore Casati, fisico teorico all’università dell’Insubria, entrambi nel comitato scientifico del Festival della Luce.
Il legame tra i due pensatori ha radici lontane, 40 anni fa Giorello chiese a Casati un contributo per un’opera di carattere scientifico per Einaudi. Da allora il legame è rimasto forte, in amicizia, tra due studiosi complementari per formazione e affini per quella assoluta libertà di pensiero che è nello spirito dei ricercatori e per la capacità di integrare con curiosità e rispetto il pensiero scientifico matematico con quello etico filosofico. «Siamo rimasti amici anche perché – ed è il primo pensiero di Giulio Casati – era, Giorello, allievo sempre a Milano di quel Ludovico Geymonat che sosteneva non si potesse filosofare sulla scienza standone fuori. Così, seguendo l’indicazione del suo maestro, Giulio Giorello dopo la laurea in filosofia prese quella in matematica. Questa possibilità di dialogo tra discipline e la sua capacità di entrare nel merito delle questioni scientifiche ha posto le basi per una stima reciproca che è diventata, negli anni, amicizia».
In una conferenza comasca, tempo fa, Giulio Giorello citò John Milton con una frase tratta dall’Areopagitica che rappresenta al meglio il suo pensiero: “la libertà che io cerco è quella di apprendere, di parlare, di discutere liberamente e secondo coscienza: questa, più di tutte le altre libertà” e questa consapevolezza di persona libera e con senso critico rappresenta in pieno la sua vita insieme a quello spirito dell’infanzia che aveva conservato. «Lo si vedeva in alcuni suoi atteggiamenti ed espressioni – ricorda Giulio Casati – è importantissimo conservare quel tratto di libertà ingenua tipica dell’infanzia, che non fa calcoli in base alle convenienze. Uno spirito da bambino connesso con quell’idea di libertà di pensiero che gli era connaturata». Come lo era l’atteggiamento critico che permette di apprendere dai propri errori. «Questo è un altro tratto profondo della sua personalità che ritengo importante – conclude Giulio Casati – in sostanza Giulio Giorello ha contribuito all’integrazione di quelle che – a torto – riteniamo le due culture: umanistica e scientifica. Il suo atteggiamento e la sua opera andavano in questa direzione».
Restano poi i ricordi più personali: «spesso a cena insieme ho notato la sua generosità. Ci ha sempre aiutato sia per la Fondazione Volta sia per il Festival della Luce ed è stato preziosissimo per la sua vasta conoscenza dell’ambiente culturale italiano e per la stima di cui godeva. Discutere con lui era un confronto costruttivo con una bella intelligenza sensibile. Fondazione Volta tende ad occuparsi di innovazione, in questo contesto Giulio Giorello valorizzava la figura di Volta e le iniziative dove l’umano e la scienza erano in dialogo, quel dialogo ricercato per tutta la sua vita.