Sei di razza bianca o nera, indiana o asiatica. Se ne hai più di una, sei meticcio. Hai la tendenza a essere indolente, perverso, collerico e invidioso. Oppure sei ligio al dovere e generoso. Sono tutte sfumature del concetto di razza, a lungo impiegato per affermare e giustificare le differenze fra gli individui del genere umano.
Cos’è la razza?
Ma esistono davvero le razze umane? Già nel 1950 l’UNESCO (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) aveva approvato un primo documento in cui negava l’esistenza di una base biologica per giustificare le differenze fisiche, intellettuali e psicologiche negli uomini. Nel corso degli anni gli studi di genetica hanno permesso di fare luce sulla questione. Tutti noi, gli esseri umani che vivono attualmente sulla terra, apparteniamo a un’unica specie: Homo sapiens.
Le variazioni individuali che riguardano il colore della pelle, dei capelli o degli occhi, per esempio, sono dovute agli adattamenti locali che sono stati selezionati e consolidati nel tempo. Evolutivamente parlando, Homo sapiens non ha avuto il tempo di dare origine a un’altra specie. L’evoluzione ha prodotto altre razze umane nel corso di centinaia di migliaia di anni, ma attualmente siamo gli unici sopravvissuti. Siamo quindi Sapiens puri al 100 per cento? No, ed è stata una grande sorpresa. Le recenti scoperte della genetica hanno confermato che il nostro DNA mitocondriale è anche in parte Neanderthal. I primi Sapiens si sono non solo accoppiati con loro, si sono anche riprodotti con successo.
Il suo uso nel linguaggio e nella società
Sebbene sembri assodato che il termine “razza” non abbia un fondamento scientifico, non possiamo chiudere gli occhi sul suo uso nel linguaggio moderno e sulle ripercussioni sociali. La parola, per esempio, è presente in molte Costituzioni europee. In alcuni testi era stata introdotta per prendere le distanze dalle discriminazioni perpetrate dal regime fascista, come in Italia o in Francia. Oggi molte persone sostengono che il termine abbia finalmente esaurito il suo compito e che quindi possa essere sostituito con altre espressioni corrette dal punto di vista scientifico.
Il termine “razza” è poi alla base delle costanti discriminazioni, pregiudizi e distorsioni presenti nella società occidentale, creata ad hoc per l’uomo bianco medio. L’espressione “bianco è bello” non è solo un detto popolare. Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità il 40% delle donne cinesi, il 61% delle indiane e il 77% delle nigeriane usano regolarmente creme per schiarire la pelle. Fraink White, un giovane e famoso youtuber afroamericano di Las Vegas, le utilizza ogni giorno, tanto che è arrivato a creare una sua propria linea cosmetica. «Non voglio cambiare razza, voglio solo essere una versione migliore di me stesso» spiega in un’intervista.
Razza e razzismo riecheggiano anche nello sport, scacchi compresi. Il ‘vantaggio del tratto’, cioè il vantaggio psicologico sull’avversario offerto a chi effettua la prima mossa, è riservato da sempre al bianco in questo gioco.
Un dibattito aperto
Giovedì 17 maggio, durante il convegno “Razza: scienze naturali e sociali di fronte a una questione costituzionale”, si aprirà la discussione con esperti in diritto, sociologia, antropologia, psicologia, linguistica, genetica, storia e filosofia politica. Sono molti i quesiti che ci troveremo ad affrontare: il termine “razza” si può applicare ancora alla specie umana? È necessario rimuoverlo dalla Costituzione o sarebbe meglio lasciarlo come monito degli errori del regime fascista?
Indipendentemente dall’opinione di ognuno di noi, avremo l’opportunità di investigare e ascoltare un intenso dibattito sulla diversità umana.
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[…] Sei di razza bianca o nera, indiana o asiatica. Se ne hai più di una, sei meticcio. Hai la tendenza a essere indolente, perverso, collerico e invidioso. Oppure sei ligio al dovere e generoso. Sono tutte sfumature del concetto di razza, a lungo impiegato per affermare e giustificare le differenze fra gli individui del genere umano. (articolo originale pubblicato su Colpodiscienza.it) […]