L’assetto delle nazioni e il loro primato nel settore scientifico e tecnologico non sono immutabili né predeterminati. Il posizionamento globale e gli equilibri reciproci che possiamo osservare oggi nella società della conoscenza tra i vari paesi del mondo si sono formati lentamente nel tempo. Questo processo è avvenuto in parte in modo spontaneo, in parte grazie all’intervento di singoli cittadini o gruppi di persone particolarmente motivati o visionari. Visionario è chi riesce a immaginare un progetto innovativo che si potrebbe realizzare nel futuro a beneficio della collettività.
Un’analisi storica consente di scoprire il ruolo di stimolo che Vannevar Bush, consulente del presidente americano Roosevelt, giocò nella messa a punto della strategia di rilancio della scienza negli Stati Uniti verso il finire della seconda guerra mondiale. A quel tempo gli USA non erano all’avanguardia nella ricerca e investivano nel settore meno dell’Europa. Bush, ingegnere, matematico, tecnologo e uomo di scienza, convinse l’allora presidente a conferirgli l’incarico di stilare un documento che riguardasse il ruolo che la scienza avrebbe dovuto avere in tempo di pace e non più quindi solo in ambito bellico.
La lettera è ancora reperibile su internet nella sua forma originale, messa a disposizione, tra gli altri, dal sito del Massachussets Institute of Technology, dove Bush conseguì un dottorato. A seguito di questo mandato Bush realizzò e rese pubblico nel 1945 un rapporto frutto del lavoro di più commissioni dal titolo “Scienza, la frontiera infinita”, tradotto in moltissime lingue e pubblicato per la prima volta in Italia solo nel 2013 da Bollati Boringhieri. Si tratta di un testo di rilevanza storica eccezionale che merita di essere letto.
Bush introdusse il concetto della necessità di un intervento diretto e di un ingente finanziamento alla ricerca da parte del Governo federale per promuovere la salute e la piena occupazione della popolazione e per garantire ai cittadini benessere e sicurezza.
Questa idea andava a scontrarsi con il tradizionale liberismo e antistatalismo di una giovane nazione che non amava per nulla l’ingerenza da parte dello Stato negli affari dei privati. Tuttavia la scienza lasciata libera in mano ai singoli tende a muoversi verso direzioni applicative pratiche utili all’industria e non riesce a spingersi oltre.
La scienza accademica di base, invece, ha un valore strategico profondo pur non essendo necessariamente vicina a un’applicazione immediata. Ed è proprio la scienza di base che può aiutare a migliorare sia la sicurezza militare sia il benessere sanitario ed economico dei propri cittadini.
Per questo, spiega Bush, lo stato deve intervenire con adeguati e cospicui finanziamenti. “Lo sviluppo della scienza ora richiede più ricerca di quanta le imprese private possano sopportare”, si legge nel rapporto. Inoltre “la ricerca scientifica di base non può essere condotta in un’atmosfera dove il metro di valutazione sia l’operatività e la produzione”.
Così nacque in America un apposito ente dello stato federale, la National Science Foundation, creato per finanziare i progetti di ricerca, sia di base sia applicata, in ogni campo delle scienze in totale autonomia e basato esclusivamente sul merito. Tra i punti principali, infatti, figura l’offrire a qualsiasi uomo o donna ne abbia le capacità intellettuali, la possibilità di studiare e sviluppare appieno i propri talenti.
L’intervento sostanziale di Bush, seppur frenato lungo la via dalla morte di Roosevelt e dall’insediamento di Truman, ha consentito il cambiamento della specializzazione produttiva dell’intero Paese, proiettandolo nel futuro di avanguardia in cui si trova oggi.
Le idee di Bush hanno cambiato i rapporti tra scienza, Stato, economia e società non solo negli Stati Uniti, ma anche in molte altre parti del mondo. Sarebbe bello che fossero note ai nostri governanti e che venissero tradotte in progetti operativi capaci di cambiare anche la specializzazione produttiva dell’Italia. Il nostro Paese ha tutte le capacità di risalire dal posto troppo basso che oggi occupa nelle classifiche mondiali di sviluppo e conoscenza nel quale è finito a seguito di svariati motivi tra cui le politiche non illuminate degli ultimi trent’anni.