Ricerca. A cosa pensate? Una sola parola apre alla mente una varietà spropositata di situazioni. Nella vita di molte persone il primo approccio risale alla scuola primaria, quando la preparazione di un compito richiedeva di individuare informazioni tra enciclopedie e laboratori. La ricerca prosegue in ambito scolastico fino all’università: ricerca umanistica e ricerca scientifica, l’ambiente in cui questa semplice parola sviluppa il panorama certamente più ampio.
Entriamo quindi nello specifico: ricerca scientifica. Quanta ricerca conosciamo nella vita comune? Quanto la nostra vita quotidiana ci porta a contatto con la ricerca? Semplice pensare al laboratorio di un’azienda farmaceutica: microscopi e provette offrono un’immagine scontata. Esaminando la realtà più approfonditamente, avvertiamo che la ricerca è tutt’intorno a noi, in ogni momento e in ogni luogo. Ed in questo periodo storico la scopriamo soprattutto dove non ci saremmo mai aspettati di ritrovarla: nel nostro portafoglio, perché la ricerca è denaro. Ora più di quanto non lo sia mai stata.
Eleviamoci dal concetto di indagine puramente basata sugli esperimenti per comprendere la moderna politica della ricerca; scomponiamola innanzitutto nei fattori che la compongono: la ricerca di base è lo studio finalizzato alla conoscenza, non produce economia e questo richiede che debba essere finanziata da soggetti non economici (tipicamente lo Stato); la ricerca applicata ha come focus di indagine la realtà, sviluppando modelli teorico-interpretativi utilizzabili nei più svariati ambienti (matematici, clinici, fisici…); il rapporto tra ricerca e realtà si avvicina lentamente a noi, con gli sforzi di Società e case produttrici che esaminano i prodotti da presentare al cliente. Il terzo fattore ci proietta direttamente nella vita sociale ed economica: ricerca vuol dire anche e soprattutto sviluppo tecnologico, frutto dei fattori precedentemente illustrati. Si potrebbe anzi dire che in questo periodo storico basato su tecnologie, comunicazione e network, l’innovazione ricopra di per sé un ruolo fondamentale nella struttura finanziaria di numerose aziende. L’economia di molte società, e macroscopicamente l’economia globale, diventano quindi inscindibili dal concetto di innovazione e sviluppo.
Dal punto di vista globale si può notare come questo nuovo modello scientifico-finanziario technologhy-based possa aver aiutato alcuni Paesi a superare periodi di depressione economica. Esempi tangibili sono Stati Uniti, Cina e Corea del Sud che, attraverso gli ingenti programmi di investimento in opere pubbliche ed educazione, il potenziamento del patrimonio scientifico-tecnologico e la qualificazione del capitale umano, hanno saputo cogliere nuove opportunità persino nella crisi.
Ricordiamo però che, parlando di quotidianità, il settore Ricerca & Sviluppo deve essere contestualizzato ed un’analisi degli investimenti non può prescindere da una divisione in settori industriali.
L’industria bellica ha sicuramente avuto un ruolo storico determinante nel processo di industrializzazione e nella diffusione di tecnologie da utilizzare anche in campo civile. È un’industria altamente specializzata, che richiede risposte a esigenze estreme e di conseguenza i capitali destinati al comparto difesa sono elevati; a fronte di investimenti importanti e profitti netti favorevoli questa industria può indirizzare circa il 40% dei suoi investimenti in R&S.
Con target decisamente diverso, ma paragonabile competitività, l’industria farmaceutica si colloca tra i settori che investono di più nel settore R&S. Nella classifica della European Commission datata 2013 due colossi farmaceutici svizzeri come Novartis e Roche si posizionano tra i più innovativi con investimenti destinati allo sviluppo pari rispettivamente al 17,1 e 18,6%. Nel settore biomed l’Italia si affianca ai concorrenti con la Chiesi Farmaceutici che investe il 17,9%.
Nel settore automobilistico posizione di rilievo per la Fiat che si colloca al 32º posto della classifica mondiale con il 3,9% (3,36 miliardi di euro) destinato all’innovazione. Difficile misurarsi con i colossi tedeschi, giapponesi e statunitensi presenti sul mercato che dispongono di capitali maggiori: Volkswagen in prima posizione investe il 6% per un totale di 11,75 miliardi di euro; seguono Toyota Motor con il 3,5% e Daimler e General Motors entrambi al 4,6%.
Nell’era digitale, caratterizzata dalla nascita di nuovi servizi multimediali e dalla proliferazione di network informatici, Sviluppo ed Innovazione si traducono necessariamente in tecnologie software, hardware e computer services. Il panorama geografico qui si restringe e troviamo in classifica solo Stati Uniti ed Estremo Oriente. Microsoft e Google pareggiano con investimenti del 13,2%. Per la componentistica elettronica la sudcoreana Samsung conquista un secondo posto a livello mondiale investendo annualmente 11 miliardi di euro.
I dati provenienti dal campo informatico mostrano quanto sia competitiva la piazza digitale: scontato trovare tra le prime posizioni i grandi marchi statunitensi di Google ed Apple che possono investire modeste percentuali a fronte di capitali considerevoli. Più difficile confrontarsi con il mercato per le società emergenti: la cinese Huawei deve alzare la asticella al 25,6% (3,5 miliardi di euro) ed impegnare circa il 45% dei dipendenti in attività di sviluppo ed innovazione per immettersi sul mercato sfidando Apple.
Gli investimenti in R&S dei colossi informatici si palesano ragionando in termini assoluti: la società di Cupertino mette in gioco solo il 3.5%, percentuale apparentemente debole, ma che si traduce in 8 miliardi di dollari su un fatturato di 233 miliardi. Il brand statunitense ha inoltre un asso nella manica: “L’innovazione non ha nulla a che fare con quanti dollari si spendono in ricerca e sviluppo” dichiarava Steve Jobs nel 1988. A 27 anni di distanza Apple può vantarsi di aver stravolto il mondo del marketing contando sulla fidelizzazione e sulla potenza della comunicazione globale.
Abbiamo capito come Ricerca & Sviluppo voglia dire soldi, investimenti e modelli economici. Un sistema finanziario collaudato che necessita di personale altamente qualificato (ricercatori, informatici, economisti, statistici etc.): negli ultimi 3 anni aziende innovative dei settori automobilistico, farmaceutico e informatico hanno visto aumentare il personale addetto del 2-8%; dipendenti che vedono possibilità di crescita in un panorama in espansione.
Anni fa il mercato richiedeva nuovi prodotti e nuove soluzioni pratiche, ora richiede prodotti che superino in qualità e funzionalità quelli già esistenti: moderne soluzioni e servizi per creare valore andando incontro a nuovi bisogni pubblici e privati che stanno emergendo. Le aziende hanno bisogno di figure imprenditoriali innovative che indirizzino la produzione verso nuovi targets: innanzitutto competitività tecnologica, ecosostenibilità, risparmio e sicurezza. I settori di R&S delle aziende devono affrontare una grande sfida rimanendo coerenti ai principi di ricerca scientifica ma proiettando i loro sforzi a livello economico.
Ricerca. A cosa pensate ora?