Nel mare non vivono solo pesci e invertebrati ma nuotano anche i mammiferi.
I mammiferi marini si sono evoluti dai loro antenati terrestri e hanno sviluppato caratteristiche adatte alla vita acquatica. L’evoluzione convergente ha fatto sì che animali appartenenti a ordini diversi assumessero aspetti simili, modificando i loro corpi in modo da essere idonei alla vita in ambiente acquatico.
I mammiferi marini si suddividono in tre principali ordini: Sirenia, Cetacea, Carnivora.
Ai cetacei appartengono circa 85 specie, suddivise in due sottordini: Odontoceti e Misticeti. Ai primi appartengono i cetacei provvisti di denti, mentre i misticeti al posto dei denti hanno i fanoni, strutture laminari di cheratina che servono per filtrare l’acqua.
Agli odontoceti appartiene la superfamiglia dei Delphinidae, composta da circa 40 specie, tra le quali non si può non ricordare il tursiope, famoso per le sue apparizioni sul piccolo e grande schermo. Il suo nome scientifico, Tursiups truncatus, si riferisce alla forma del rostro, corto e tozzo. Raggiunge i 3-3,5 metri di lunghezza mentre altre popolazioni sono più piccole e arrivano a 2-2,5 metri. Sembrerebbe esserci una relazione tra la lunghezza raggiunta e la temperatura dell’acqua in cui vive. A temperature minori corrisponderebbero dimensioni maggiori.
È una specie cosmopolita assente solo alle latitudini più fredde. Inizialmente si pensava si trovasse soltanto lungo le coste ma negli ultimi anni sono stati trovati individui che vivono in ambiente pelagico.
Sono animali gregari; vivono in branchi più o meno numerosi. Il parto avviene mediamente ogni quattro anni, dopo circa 374 giorni di gestazione. Il cucciolo resta con la madre finché non raggiunge i tre o quattro anni d’età. Durante questo periodo viene accudito anche dalle altre femmine, le “zie”.
Il tursiope si nutre quasi esclusivamente di pesci, soprattutto di nasello, e di qualche cefalopode.
È in grado di ecolocalizzare, cioè utilizzare il biosonar per individuare ostacoli o possibili prede. Così come fanno i pipistrelli. Il suono viene utilizzato per avvertire la presenza, la forma, la distanza, le dimensioni e la consistenza di tutto ciò che si trova attorno a loro. Questo gli consente di individuare una possibile preda, seguirla e catturarla, anche in condizioni di buio. Allo stesso modo il biosonar può essere utilizzato per orientarsi con il fondale.
I tursiopi emettono diversi tipi di suono con diverse funzioni. I click servono per l’ecolocalizzazione sopra citata, i fischi e gli scricchiolii, invece, sono forme di comunicazione. Ma c’è di più. Il tursiope è in grado di emettere un fischio con una particolare modulazione e frequenza, che ha funzione di nome, per questo chiamato fischio firma. Così gli individui possono interagire tra loro anche a distanza e le mamme possono richiamare i loro piccoli.
Nonostante la caccia sia vietata dal 1979, nella Red List della IUCN, la popolazione è indicata come Endangered.
A raccontare di più su questa specie sarà la cetologa Sabina Airoldi, ricercatrice presso l’Istituto di Ricerca Tethys.
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