Grazie ai cambiamenti climatici avvenuti tra Pleistocene e Olocene, all’incirca tra 11000 e 10000 anni fa, l’uomo ha acquisito la capacità di coltivare le piante di cui si cibava, introducendo l’agricoltura e dando il via a modificazioni sociali e fisiologiche.
Tra 10000 e 7000 anni fa, all’inizio dell’Olocene, è avvenuta la “rivoluzione neolitica”, la prima grande rivoluzione dell’agricoltura. L’uomo è passato gradualmente da un’economia di sussistenza basata su caccia e raccolta ad una incentrata sull’allevamento e la coltivazione. Un recente studio pubblicato su Science, condotto all’interno di siti archeologici sull’isola di Wight, ha portato alla luce resti di grano risalenti a circa 2000 anni prima dell’inizio dell’agricoltura in quell’area rivelando la contemporanea presenza di insediamenti di cacciatori-raccoglitori e di coltivatori-allevatori, dai quali probabilmente i primi importavano il grano.
L’agricoltura è nata in alcuni centri primari dai quali si è poi diffusa nel resto del mondo. L’addomesticazione di piante e animali è iniziata nelle aree tropicali e subtropicali dove vi è una sufficiente umidità per la crescita di vegetali e per la presenza di piante selvatiche adatte alla coltivazione. I primi segni di domesticazione sono stati ritrovati in Asia sud-occidentale tra le foci dei fiumi Tigri ed Eufrate, nella Mezzaluna Fertile. Grano e orzo, inizialmente domesticato dalla specie selvatica Hordeum spontaneum, sono state le prime colture ad essere coltivate in quest’area. Nella Cina settentrionale e in Giappone è iniziata invece la coltivazione della soia, rispettivamente 9000 e 7000 anni fa. Il mais è stato domesticato 8700 anni fa in Messico dove è iniziata anche la precoce coltivazione di una zucca, molto probabilmente Cucurbita argyrosperma.
L’introduzione dell’agricoltura ha comportato alcuni cambiamenti sia nello stile di vita che nelle caratteristiche fisiologiche degli esseri umani. I cacciatori-raccoglitori conducevano una vita nomade, spostando il loro accampamento in risposta al susseguirsi delle stagioni, i coltivatori, invece, divennero sedentari e iniziarono a costruire i primi villaggi. A questo seguirono altri cambiamenti. Uno studio pubblicato su Nature communications condotto su popolazioni dedite ancora oggi alla caccia e alla raccolta, gli Hadza della Tanzania, ha evidenziato che la loro flora batterica presenta una maggiore biodiversità rispetto a quella di popolazioni moderne o dedite ancora oggi all’agricoltura ed è composta da microorganismi che permettono di sfruttare l’energia contenuta nelle fibre vegetali. In seguito alla domesticazione e ad un passaggio ad uno stile di vita sedentario negli individui adulti è aumentata la capacità di digerire il latte. I cacciatori-raccoglitori avevano un alto livello di intolleranza al lattosio, diversamente dagli allevatori-coltivatori, la tolleranza è aumentata probabilmente in risposta alla maggiore assunzione di latte e prodotti caseari. L’introduzione dell’agricoltura ha inoltre permesso un notevole sviluppo demografico, il tasso di crescita delle popolazioni di coltivatori-allevatori era cinque volte superiore a quello dei cacciatori-raccoglitori.
Fonti e Bibliografia principale:
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