Dal 27 luglio al12 agosto si terranno a Londra i Giochi delle XXX Olimpiadi. Ancora una volta lo sport diventerà un simbolo di pace e di scambio culturale promuovendo un confronto leale tra i popoli che dovrebber escludere comportamenti scorretti, quale è, ad esempio, il doping.
Lo sport e la sua etica
Attraverso le competizioni sportive, si celebrerà nuovamente l’antico spirito olimpico che, nonostante il tempo, è ancora attuale con i suoi valori, i suoi principi e la sua etica. Ma spesso la realtà stride con questi principi. In particolare, il doping va ad investire la dimensione etica dello sport. I giochi olimpici, proprio perchè si basano su una competizione, sono stati nel passato oggetto di speculazioni politiche e ideologiche. Durante la guerra fredda le nazioni, legate ad uno piuttosto che all’altro blocco, vedevano nelle vittorie olimpiche come un’occasione per mostrare la propria supremazia. I Giochi sono stati oggetto anche di boicottaggio , facendo diventare questa manifestazione, il simbolo di uno scontro politico a livello mondiale. Le Olimpiadi hanno rappresentato, fino alla fine della guerra fredda, un banco di prova per gli stati di mostrare la propria capacità nello sfornare gli atleti migliori. Niente di più lontano dallo spirito olimpico.
Il doping di stato
E’ in questo clima che si è iniziato a parlare di doping, in particolar modo di un doping ” istituzionalizzato”, di stato, in quanto erano soprattutto i paesi del blocco sovietico a venir accusati di ricorrere a questo tipo di trattamenti. In quel periodo, all’inizio degli anni cinquanta, non si conoscevano pienamente gli effetti nocivi sulla salute dei soggetti sottoposti a queste pratiche. Finita la guerra fredda, col passare degli anni, il doping è diventata uno mero strumento per superare le performance proprie e degli avversari. Oggigiorno si registra un uso di sostanze dopanti anche a livello amatoriale, nelle palestre ad esempio, per finalità estetiche a dispetto dei rischi di salute a cui queste pratiche espongono .
Un pò di storia
Già nell’antica Grecia si trovano casi di doping. A tal proposito, si narra che gli atleti sorpresi a mangiare semi di sesamo venissero squalificati dalle competizioni, così come , in alcune civiltà, prima di affrontare una battaglia o un gioco vi era il ricorso a sostanze oppiadi. Il problema del doping, nei termini che oggi conosciamo, viene però alla ribalta con la reintroduzione delle Olimpiadi moderne nel 1986.
Tornando a tempi più recenti, i nomi più illustri che si ricordano collegati a vicende di doping durante i giochi olimpici, sono quelli di Marion Jones e Ben Jhonson. Andando un pò più indietro, vi sono le vicende delle atlete dell’Europa dell’Est . In quegli anni diverse vittorie e medaglie furono oggetto di polemiche e sospetti. Un nome diventato famoso, è quello di Heide Krieger, vincitrice di ori in atletica leggera, che dopo prolungati trattamenti a base di ormoni, decise di diventare uomo, trascinando con sé problemi di natura psicologica. Sempre a proposito di atlete dell’ex blocco sovietico, in alcuni casi, è stato messo in dubbio anche la loro appartenenza al genere femminile di alcune di loro. Il doping, in casi come questi, ha rappresentato un dramma che ha investito sicuramente la salute delle atlete coinvolte, ma ha provocato disagi profondi anche su aspetti più psicologici relativi all’identità di queste persone.
Il doping
La pratica del doping consiste, quindi, nel ricorrere a sostanze o medicinali per aumentare e migliorare le prestazioni atletiche in maniera artefatta. Il doping apre a delle problematiche drammatiche sia in termini di salute, che di legalità e rispetto delle regole. Non si deve dimenticare che, in generale, nel mondo dello sport professionista, spesso si è parlato di responsabilità dirette delle società, degli allenatori e dei medici sportivi che spesso spingono gli atleti a ricorrere a queste sostane proibite. Come ultime frontiere, si segnalano il doping “tecnologico” , che consiste nel miglioramento delle performance degli atleti con il supporto di materiali e tessuti innvativi e il doping “genetico”, che pur non rappresentando ancora una realtà concreta, pone in prospettiva dilemmi relativi alla salute degli atleti e all’etica della medicina.
Il WADA
Non deve stupire, quindi, che in molti paesi, tra cui l’Italia, il doping costituisca un illecito penale. Per contrastare il fenomeno, durante i giochi sono previsti prima e/o dopo le performance degli atleti dei controlli. Il Comitato Olimpico Internazionale, per contrastare il fenomeno in maniera uniforme, ha istituito la WADA , l’Agenzia Mondiale Antidoping, che accredita, tra l’altro, i laboratori presso cui sono eseguiti i test di controllo sugli atleti. Durante Pechino 2008 sono stati effettuati numerosi controlli anche se l’Agenzia punta anche su programmi di sensibilizzazione e prevenzione.
In quest’ottica, l’informazione e la presa di coscienza di questo fenomeno che ai giorni nostri, come già detto, non riguarda più solo una stretta elité di atleti professionisti, diventano strumenti imprescindibili per contrastare l’utilizzo di sostanze dopanti, visto anche il proliferare del mercato nero.
Dal mondo olimpico e dello sport professionista arriva, comunque, una buona notizia: alle ultime olimpiadi invernali non ci sono stati atleti positivi ai controlli. Una prospettiva di buon augurio per Londra 2012 e lo spirito olimpico che ha sempre accompagnato l’uomo nel tentativo di conoscere e superare i propri limiti.