La rivoluzione del filo di paglia

“Come può essere politico un filo di paglia?”

È questa la frase che apre la presentazione italiana, a opera di Giannozzo Pucci, de “La rivoluzione del filo di paglia” di Masanobu Fukuoka (1913 – 2008), microbiologo e filosofo giapponese, pioniere della “agricoltura naturale” o “del non fare”.

Si parla sempre più spesso di “nutrire il pianeta”, di “agroecologia”, di “agricoltura industriale”, di “sovranità alimentare”. Si parla del diritto dei popoli di produrre cibo nutriente e culturalmente appropriato in modo ecologico. Si parla di sradicamento, espropriazione, inquinamento e distruzione della biodiversità.

Fukuoka cominciò la sua carriera come scienziato del suolo, specializzandosi nelle patologie delle piante, ma presto cominciò a mettere in dubbio i preconcetti della scienza agricola. Lasciò il suo posto di ricercatore e si dedicò per molti anni allo sviluppo di un sistema di coltivazione ecocompatibile, e non solo, minimizzando gli interventi dell’uomo e rifiutando le tecniche agricole tradizionali e moderne, in un processo largamente gestito dalla natura.

Egli parlava dell’agricoltura come di una via: “Essere qui, prendendosi cura di un piccolo campo, in pieno possesso della libertà e pienezza di ogni giorno, quotidianamente: questa deve essere stata la via originaria dell’agricoltura”.

Nell’intervista con Luca Bechini, docente di “Agronomia e Coltivazioni Erbacee” all’Università degli Studi di Milano, si avrà l’opportunità di ascoltare un’opinione tecnica sull’attuabilità dell’Agricoltura Naturale e sulle reali necessità del contadino-imprenditore.

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